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Non sono riuscito a sapere se nelle vene di Francesco Ogliari, quarto Presidente FIMF, scorresse sangue di ferrovieri come per i suoi tre predecessori; certo che il suo legame con le ferrovie sia stato un innegabile segno del destino è chiaro fin dal suo primo giorno di vita: pensate che il 17 maggio 1931 in concomitanza con la sua nascita nasceva anche il servizio rapido sulla Milano – Venezia con il primo treno trainato dalla locomotiva Gr. 691 018. Nonostante una preparazione universitaria indirizzata verso materie umanistiche con il conseguimento di ben tre lauree (giurisprudenza, diritto canonico e filosofia) ed una brillante attività professionale di avvocato, patrocinante in Cassazione, il suo interesse e la sua passione per il mondo dei trasporti non lo abbandonò mai. Professore di Storia dei trasporti alla Università IULM di Milano, per ben 7 anni fa parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Nel 1975 gli viene conferito il “Biglietto d’oro” quale vincitore del premio giornalistico “Ferrovie oggi e domani” per gli articoli pubblicati relativi ai problemi dei trasporti italiani. Insignito del Premio Nazionale Carlo Porta, assegnato a coloro che con la loro opera culturale e la loro personalità hanno onorato la città di Milano, nel 1997 viene addirittura inserito tra i candidati al Premio Nobel come riconoscimento della sua enorme e pregevole produzione letteraria arrivata a ben 317 opere molte delle quali insignite di prestigiosi riconoscimenti come i tanti Premi della Cultura assegnati per parecchi anni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. |
Risale al 1961 l’uscita del primo volume di quella monumentale Storia dei Trasporti in Italia che alla fine, dopo innumerevoli aggiornamenti e rifacimenti, conterà più di 80 volumi: è intitolato “Dall’Omnibus alla Metropolitana” e analizza dettagliatamente tutta la storia trasportistica della sua Milano che tanto ha amato e umilmente servito non solo ricoprendo per 5 anni la carica di Assessore alla Cultura ma soprattutto per essersi alacremente adoperato per arricchire il locale Museo della Scienza e della Tecnica. Nel giorno del santo patrono, il 7 dicembre del 1969 Milano riconoscente lo ringraziò pubblicamente conferendogli la medaglia d’oro di benemerenza civica. Chiamato nel 1963 a presiedere il Museo Milanese cominciò ben presto ad adoperarsi perché almeno una parte di questa importante istituzione fosse dedicata al mondo delle ferrovie. La sua insistenza fu presto premiata tanto che l’allora Ministro dei Trasporti On. Jervolino lo autorizzò ad andare al Deposito di Roma Smistamento, dove si trovavano accantonate un centinaio di vecchie locomotive oramai dismesse ed in attesa di demolizione, per scegliere quelle da salvare e destinare all’erigendo nuovo Museo. Non deve essere stato assolutamente un compito facile né indolore compiere quelle scelte e marcare con una semplice X tracciata con un pezzetto di gesso (da qui l’appellativo che si meritò allora: l’uomo dal gessetto bianco!) quali di questi storici cimeli meritavano di essere salvati dalla imminente fiamma ossidrica. Purtroppo lo spazio disponibile (circa 2300 mq.) non consentiva ampie scelte per cui alla fine di quella calda estate furono solamente una ventina i pezzi prescelti. Trasferiti via ferrovia a Milano Porta Genova da qui raggiunsero il Museo attraverso le strade cittadine: deve essere stato sicuramente molto affascinante assistere per diverse notti al passaggio di questo strano trasporto speciale composto da polizia municipale, tecnici e operai del comune, delle ferrovie e dell’azienda del tram che provvedevano a smontare e rimontare interi tratti di linea aerea per consentire il passaggio di questi ingombranti mezzi. Particolarmente rocambolesco il viaggio della 691 022 che, seppure divisa dal tender, aveva dimensioni veramente eccezionali. Il transito lungo la via Olona si dimostrò talmente difficoltoso da far ipotizzare ad un certo punto il rientro a Porta Genova. Ma la pazienza dei tecnici e la grande volontà di Francesco di farla arrivare alla destinazione finale ebbero la meglio su tutti i problemi. Finalmente il 4 giugno del 1969 il Padiglione ferroviario del Museo Leonardo da Vinci poteva essere solennemente inaugurato ed anche l’Italia si poté considerare dotata di un museo dei treni. Completamente sconosciuto il suo primo approccio con la FIMF che deve essere avvenuto presumibilmente agli inizi degli anni 60 e sicuramente per meriti speciali dato che in un vecchio registro dei soci FIMF al nostro Francesco era stata attribuita la tessera n. 03 di socio onorario. La sua prima comparsa sulle pagine del Bollettino FIMF risale al 1967 quando il XVI° Congresso venne ospitato nelle sale del Museo Milanese che il Presidente Ogliari aveva generosamente concesso con quella squisita signorilità e cortesia che lo hanno sempre contraddistinto. Basti ripensare all’ultima giornata di quel Congresso che si concluse a Malnate, a villa Rachele, dove nel suo giardino l’avv. Ogliari offrì un ottimo rinfresco a tutti quei soci qui convenuti e che intanto potevano ammirare preziosi cimeli in scala 1:1 qui raccolti, come la locomotiva “Busseto” della ex tramvia a vapore Parma – Busseto ed un vecchio tram a cavalli di Genova che fece poi per molti anni onorato servizio fra le stazioni di Certosa e la Certosa di Pavia. Importanti reperti che poi avrebbero costituito i primi pezzi del futuro Museo Europeo dei Trasporti da lui realizzato a Ranco, sulle rive del Lago Maggiore. Gli oltre 25 mila pezzi amorevolmente raccolti nel corso di tutta una vita sono stati recentemente donati dai figli Giacomo e Maria Rachele alla Fondazione Volandia, presso Malpensa, per integrare il già presente Museo del Volo. Passano due anni da quel Congresso nel quale venne eletto Presidente FIMF l’ing. Ivo Angelini, prima che il nostro Francesco torni alla ribalta: il 21 settembre 1969 una Assemblea straordinaria convocata a Milano, proprio nei locali del prestigioso Museo, lo elegge all’unanimità come quarto Presidente FIMF, carica che rinnoverà puntualmente ogni tre anni per ben 14 riconferme consecutive con la più ampia soddisfazione di tutti. Grazie anche al valido aiuto del Vice Presidente FIMF, Rag. Raoul Rossi, Presidente del Gruppo Tirreno, la Federazione in quegli anni registrò un notevole incremento passando dai 325 soci del 1969 ai 1068 del 1982, quando durante il Congresso di Lucca poté finalmente annunciare con una certa soddisfazione che la fatidica soglia dei 1000 iscritti era stata superata. Nonostante i suoi molteplici impegni ogni anno riusciva ad aprire i lavori dell’Assemblea dei soci e soprattutto riusciva a condurla con quella naturale pazienza e saggezza che gli consentivano di concluderla ogni volta in maniera positiva sanando i vari dissensi, talvolta anche abbastanza aspri, che potevano nascere nel corso dei lavori. Era infatti sua ferma convinzione che essendo il fermodellismo un hobby, doveva servire per farci passare delle giornate distensive in mezzo alle fatiche del lavoro; è assurdo che esso degeneri in preoccupazioni e contrasti, altrimenti viene meno alle sue funzioni di distensiva amicizia tra persone legate da una comune passione che deve unire e non dividere. Anche se poco conosciuti, importantissimi e spesso determinanti sono stati i contributi e gli aiuti che sempre forniva per la buona riuscita degli eventi FIMF. Tra i tanti mi limito a ricordare quando, al XXXVIII Congresso di Roma del 1989, riuscì a portare in Assemblea come gradito ospite l’ing. Piero Muscolino, alto dirigente delle FS, con il quale aveva attivamente collaborato in seno al Comitato scientifico per la realizzazione del Museo Nazionale di Pietrarsa. In quell’occasione l’ing. Muscolino, che poi gli sarebbe succeduto nella carica di Presidente FIMF, svelò in anteprima ai tanti congressisti quello che avrebbero potuto presto ammirare a Pietrarsa all’interno di quei meravigliosi fabbricati originali del 1839 magistralmente restaurati. E’ facile immaginare l’entusiasmo dei presenti! . Per concludere non si può dimenticare l’ultimo suo grande regalo, il 57° Congresso che si inventò e realizzò a Ranco per sopperire alla improvvisa indisponibilità e conseguente soppressione del Congresso previsto a Bari. Nel giro di pochi mesi riuscì ad ottenere dalle Ferrovie Nord Milano un treno d’epoca per lo spostamento dei congressisti convenuti a Milano (e che avevano potuto visitare il salone di Novegro con ingresso omaggio) fino a Laveno. Pensate che proprio quella domenica si svolgeva lungo le strade del varesotto il campionato mondiale di ciclismo su strada. Le Ferrovie Nord Milano erano oberate da un impressionante super lavoro; tutte le linee, i rotabili ed il personale erano intensamente occupati per trasferire da Milano migliaia e migliaia di sportivi che volevano assistere all’evento. Ebbene, “pensate – scriveva Gianfranco Regazzoli sul Bollettino n. 284 facendo la cronaca di quell’indimenticabile domenica – nonostante l’evento eccezionale concomitante, nonostante il traffico turbinoso, nonostante il lungo tratto a binario unico fra Malnate e Laveno, il nostro treno speciale d’epoca, senza fermate intermedie, percorre i 60 tormentati km. in 70 minuti: un primato anch’esso eccezionale”. Provate a rifletterci un attimino! Poi da Laveno un comodo autobus riservato ci conduce a Ranco per la visita del Museo Europeo dei Trasporti Ogliari che l’Unesco ha inserito tra i luoghi che rappresentano “La memoria del mondo”. Ma oltre a questo era riuscito anche a reperire, a due passi dal Museo, un elegante Grand Hotel che oltre a servirci a prezzi modici, per noi, un pranzo luculliano, ci aveva concesso anche una capiente sala per lo svolgimento dell’Assemblea generale. Fu il suo ultimo strepitoso capolavoro! Lo ricordo ancora seduto su una semplice sedia di plastica ringraziare i tanti amici che lo venivano a salutare all’ingresso del suo Museo proprio sotto al cartello che recita: “L’opera è frutto del mio amore più che quarantennale al mondo dei trasporti, e l’amore di una vita può solo avere un riconoscimento morale” Benché già affaticato appariva soddisfatto ed estremamente felice per poter dare a tutti noi la possibilità di godere di questa sua importante opera. Dopo pochi mesi, nella notte tra il 7 e l’8 marzo il Professore ci lasciava e intraprendeva il suo ultimo viaggio sicuramente a bordo di una 691! Alessandro Dal Pino – This email address is being protected from spambots. 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